La puntata integrale dedicata alla pastorizia sostenibile nel cuneese:

Una delle attività che è in grado di sposare forme di produzione alimentari di qualità insieme a servizi di valore socio-ambientale, come il mantenimento della biodiversitá, del paesaggio e il contenimento dei rischi idro-geologici, tipici dei territori montani è la pastorizia.

Raccontiamo allora una bellissima storia dal Piemonte, nella Valle Stura, tra le cime rocciose che separano le alpi Marittime dalle Cozie, su un territorio che raccoglie al suo interno 14 comuni vocati alla pastorizia, al confine con la Francia.

La Valle Stura per il suo clima e la sua posizione geografica, può vantare un’eccezionale varietà vegetazionale e faunistica. In realtà come queste, soprattutto nelle aree interne montane, la pastorizia svolge un ruolo di vero e proprio presidio territoriale, contrastando con la sua presenza radicata e diffusa i crescenti fenomeni di abbandono.

In questo settore, come in generale in tutte le filiere del settore agro-alimentare, è molto importante il trasferimento dell’innovazione tecnologica, sociale e organizzativa per una agricoltura sempre più sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale.  In questo quadro si sta muovendo l’Università di Torino che porta vanti un progetto proprio legato alla formazione nel settore della pastorizia. Ce lo racconta Luca Battaglini, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Ambientali  con la Scuola di Pastoralismo.

Nel nostro viaggio conosciamo Marta Fossati che a Sambuco alleva capre e produce latte, yogurt e formaggi: per lei, figlia di allevatori, lavorare con le capre è stato il coronamento di un sogno e la possibilità di portare avanti le tradizioni di famiglia vivendo la montagna. Poi incontriamo Andrea Gastaldi, che ha fatto una precisa scelta di vita e lavoro nel pieno rispetto della natura, lasciando la città di Fossano per vivere e lavorare in montagna, imparando il mestiere da un pastore locale.

Scopriamo cosa è la Scuola di Pastoralismo e capiamo cosa vuol dire fare il pastore e vivere in montagna:

La valle, naturalmente bella, offre un ambiente anche ricco di storia, tradizione e cultura; in cui poter scoprire anche le attività tradizionali in un rispettoso equilibrio fra tradizione e modernità. Per questo visitiamo  l’Ecomuseo della Pastorizia: un percorso di valorizzazione che ha coinvolto tutta l’alta valle e in modo particolare la borgata di Pontebernardo, frazione di Pietraporzio, dove si concentrano le strutture ecomuseali. Il percorso ecomuseale venne istituito nel 1995 per raccontare il territorio e le sue tradizioni legate alla pastorizia e la sua base portante va ricercata nell’azione di recupero e rilancio della pecora sambucana, una razza autoctona che prende il nome dal comune di Sambuco, la zona in cui si ritiene abbia avuto origine.

Nonostante l’apprezzamento per questa pratica, la pastorizia soffre di un importante problema di ricambio generazionale con conseguenze negative sulle aziende pastorali, sul mondo del lavoro, sulle filiere ad esse connesse e sul paesaggio. Ma ci sono giovani che per fortuna, spinti da una passione innata, lasciano addirittura la pianura e si spingono verso scelte di vita e lavoro in questa direzione, come ha fatto Andrea Gastaldi che alleva pecore a Pietraoporzio.

Il pascolo è sfruttato dagli allevatori in tutte quelle parti dell’anno in cui il clima lo consente, a partire dalla prima settimana di maggio fino al tardo autunno. Nei mesi varia l’altitudine cui il gregge pascola: si inizia con i 1100-1200 m di maggio-giugno per arrivare, tra fine giugno e settembre, oltre i 1200 m fino a sfiorare la quota dei 1800 nell’ultimo periodo di settembre. Questo tipo di pascolo che cambia altitudine con l’avanzare delle stagioni si chiama “pascolamento turnato”.

Il formaggio caprino è ricco di nutritivi ma povero di grassi, perfetto dunque per la dieta, vediamo qui una gustosa ricetta di focaccia tra capra e cavoli:

Temi chiave della puntata

Offrendo una forma sostenibile e autonoma di lavoro e reddito, la pastorizia contribuisce a tenere vivi e produttivi questi territori marginali di montagna. Il settore presenta inoltre ampi margini di sviluppo e diffusione, una buona resilienza e la capacità di innestare percorsi innovativi sulla tradizione.

Problematiche affrontate

Le zone rurali sono di grande interesse per l’Europa, sia per la tutela del paesaggio che per la conservazione sociale ed economica dei territori, per questo la PAC favorisce lo sviluppo sostenibile delle zone rurali attraverso tre obiettivi di lungo periodo: accrescere la competitività del settore agricolo e forestale; garantire la gestione sostenibile delle risorse naturali e l’azione per il clima; realizzare uno sviluppo territoriale equilibrato delle economie e comunità rurali, compresi la creazione e il mantenimento di posti di lavoro.
La scuola di pastorizia potrebbe essere un modo per non fare allontanare i giovani dalla montagna e mantenere vivi territori di grande pregio.

Mettiti alla prova con il QUIZ sulla PAC