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Obiettivi PAC

1. Garantire un reddito agricolo economicamente sostenibile

Il reddito agricolo dell’UE è ancora notevolmente inferiore al reddito medio dell’economia, nonostante questo divario si sia assottigliato negli ultimi tempi, il settore agricolo resta meno attraente di altri. Le dieci regioni Europee con reddito per lavoratore agricolo più elevato si trovano in Belgio, Paesi Bassi, Francia settentrionale, Italia e Germania, parte orientale del Regno Unito e Svezia meridionale. Ciò è dovuto alla maggiore produttività del lavoro e alla specializzazione verso una produzione intensiva e di alto valore. Poiché l’UE deve far fronte a una continua perdita della sua forza lavoro agricola, l’articolo 39 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea si sofferma su questo punto: stabilisce che un obbiettivo della PAC dovrebbe essere quello di garantire un equo tenore di vita alla comunità agricola, in particolare aumentando i guadagni individuali delle persone impegnate nel settore. In tutta l’UE, gli agricoltori possiedono circa la metà della terra su cui lavorano e affittano il resto ricavandone un reddito, che risulta essere la prima voce di bilancio per loro.

 

In Italia, il reddito agricolo per lavoratore è in media circa il 59% del salario medio dell’intera economia tra il 2005 e il 2018. Il reddito per lavoratore tende a essere superiore alla media per i granivori, il latte e l’orticoltura. In Italia il reddito aumenta con la dimensione dell’azienda agricola. Il reddito per lavoratore è in media inferiore nel settore degli olivi, dei cereali, dei semi oleosi e delle colture proteiche, delle colture miste e del bestiame. L’importo dei pagamenti diretti per ettaro è invece il più alto per olive, latte e bovini e il più basso per i settori ovini, caprini e bovini.

L’Unione europea offre alle aziende agricole un sostegno al reddito o “pagamenti diretti”, il cui obiettivo è:

  • fungere da rete di sicurezza e accrescere la redditività dell’attività
  • garantire la sicurezza alimentare in Europa
  • assistere nella produzione di alimenti sicuri, sani e a prezzi accessibili
  • ricompensare gli agricoltori perché forniscono beni pubblici normalmente non retribuiti, come ad esempio la cura del patrimonio rurale e dell’ambiente.

Gli agricoltori ricevono in genere un sostegno al reddito in base alle dimensioni dell’azienda in ettari. Tutti i paesi dell’UE devono erogare un pagamento di base, un pagamento per metodi di coltivazione sostenibili (“inverdimento”) e un pagamento per giovani agricoltori.

Dal momento che i paesi dell’UE sono tenuti a erogare tali pagamenti, questi sono spesso denominati pagamenti obbligatori. Inoltre, i paesi dell’UE possono scegliere di offrire altri pagamenti incentrati su settori o tipi di agricoltura specifici.

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2. Aumentare la competitività: il ruolo della produttività

La domanda alimentare e industriale negli ultimi anni è cresciuta nell’UE, trainata dai cambiamenti demografici e dal reddito disponibile. Insieme ai costi dell’energia, la spesa alimentare è quella più alta per i cittadini UE. Dal lato dell’offerta, cresce la competizione per gli stessi fattori di produzione (terra, lavoro, capitale) e cresce la pressione sull’uso del capitale naturale (con impatto sull’ambiente e sul clima).

 

Il cambiamento climatico e gli impegni ambientali derivanti dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici (COP21) e dagli obbiettivi di sviluppo della sostenibilità (SDG) riflettono i vincoli reali sul modo in cui l’agricoltura può rispondere alle future esigenze di approvvigionamento alimentare. Tenendo conto dell’importanza che dai consumatori viene attribuita al tema dell’impatto ambientale, gli agricoltori contemporaneamente devono adattare i loro modelli di business.

Farming 4.0 è un termine che si riferisce alla rivoluzione tecnologica che caratterizza il moderno settore agricolo basato:

  • sull’ampio scambio di tecnologie digitali;
  • sullo smart farming;
  • su metodi di produzione basati sulla conoscenza.

Basandosi sull’economia digitale, l’agricoltura intelligente consente agli agricoltori di monitorare e soddisfare le proprie esigenze, ad esempio tramite app. Questi strumenti possono essere applicati ad una grande varietà di sistemi agricoli e richiedono un investimento finanziario più leggero rispetto a macchinari o attrezzature pesanti. Spesso ci possono essere percezioni negative che circondano le nuove tecnologie a causa della mancanza di familiarità e dell’incertezza della transizione. L’avversione al rischio gioca quindi un ruolo importante nel processo di adozione delle nuove tecnologie; è importante, dunque, che gli agricoltori e le parti interessate comprendano l’intera gamma di vantaggi che le nuove tecnologie possono apportare. I giovani gestori di aziende agricole sono spesso meno avversi al rischio rispetto al cambiamento, e sono generalmente più istruiti e formati, ma d’altra parte hanno meno esperienza degli agricoltori più anziani.

 

Aumentare la produttività agricola in modo sostenibile è essenziale per affrontare le sfide di una maggiore domanda in un mondo con risorse limitate e clima incerto. Tuttavia, la stagnazione negli ultimi anni è associata a sfide che sia il settore agricolo che la società civile dell’Unione Europea devono affrontare: quali i prezzi dei generi alimentari, i cambiamenti climatici o la perdita di biodiversità. Sono disponibili una serie di fattori trainanti e strumenti politici per stimolare incrementi di produttività nell’agricoltura dell’UE, come programmi di ricerca e innovazione, nuove tecnologie, sviluppo rurale e infrastrutture, sistemi di consulenza efficienti e formazione continua per i gestori di aziende agricole. Gli strumenti ci sono, ma la collocazione del budget per queste attività rimane un fattore vincolante e mancano le interconnessioni.

La European Innovation Partnership for “Agricultural Productivity and Sustainability (EIP-AGRI) mira a promuovere settori dell’agricoltura e della silvicoltura efficienti sotto il profilo delle risorse, finanziando progetti innovativi, attività di networking e gruppi di esperti. Nonostante sia una misura nuova e volontaria, 27 stati membri includono il sostegno al PEI-AGRI nell’ambito di 98 programmi di sviluppo rurale.

Cento miliardi di EURO sono destinati al finanziamento del programma per raggiungere tre obbiettivi:

  • rafforzare le basi scientifiche e tecnologiche dell’UE;
  • realizzare le priorità dei cittadini e sostenere il nostro modello e i nostri valori socioeconomici;
  • rafforzare la capacità di innovazione, la competitività e l’occupazione dell’Europa;

In questa proposta, 10 miliardi di euro sono destinati alla ricerca e all’innovazione nel settore alimentare e delle risorse naturali.

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3. Posizione dell’agricoltore nelle catene del valore

L’agricoltura e i settori correlati forniscono un gran numero di posti di lavoro, ma l’agricoltura è caratterizzata da una quota stagnante e bassa del valore aggiunto nella catena del valore, a causa degli elevati costi, della variazione nella produzione e dell’incorporazione di nuovi servizi.

Le riforme della PAC hanno svolto un ruolo importante, portando ad un migliore orientamento al mercato della produzione agricola e ad una maggiore competitività dei produttori dell’UE.

Tuttavia, allo stesso tempo il settore deve affrontare sfide di adattamento derivanti dai più elevati standard di produzione ambientali e sanitari dell’UE, dai conseguenti maggiori costi di produzione, nonché dai costi legati alla terra, alla manodopera e alla struttura frammentata del settore primario.

 

L’agricoltura ha un importante ruolo nella sicurezza alimentare attraverso la qualità nutrizionale del cibo e il suo approvvigionamento adeguato. Il settore agricolo europeo, orientato al mercato, risponde alla mutevole domanda di prodotti agricoli attraverso i segnali dei consumatori.

Gli europei cercano sempre più cibo che non sia solo gustoso e conveniente, ma chiedono chiaramente prodotti di alta qualità, sani, rispettosi del clima e dell’ambiente, che rispondano a preoccupazioni etiche come il benessere degli animali e/o contribuiscano alle economie locali.

 

I produttori primari si stanno espandendo a valle della catena solo in misura limitata (ossia nella trasformazione o nella vendita diretta) e stanno sfruttando in modo insufficiente le opportunità per aumentare il loro potere di mercato. Il sistema alimentare dell’UE è caratterizzato da un’elevata concentrazione nella trasformazione, distribuzione e vendita al dettaglio, con alimenti distribuiti principalmente attraverso supermercati, ipermercati e discount, che rappresentano il 54% delle vendite totali di genere alimentari commestibili nell’UE.

In alcuni settori e Stati membri esistono ostacoli ad una maggiore cooperazione tra agricoltori, anche se ciò potrebbe aiutarli a proteggere meglio i propri interessi.

Le ragioni sono, ad esempio, una mancanza di fiducia, una conoscenza insufficiente dei potenziali benefici delle Organizzazioni di Produttori (OP); ponendosi reciprocamente come concorrenti, gli agricoltori desiderano mantenere il controllo delle proprie decisioni individuali di produzione e investimento anche per ragioni storiche e culturali.

In Italia le cooperative detengono il 55% delle quote nei mercati dei prodotti agricoli.

La futura PAC mira a rafforzare la posizione degli agricoltori nelle catene del valore:

  • rafforzando la cooperazione tra gli agricoltori
  • migliorando le sinergie all’interno delle catene di valore
  • sostenendo lo sviluppo di modelli di produzione orientati al mercato
  • promuovendo la ricerca e l’innovazione
  • aumentando la trasparenza del mercato
  • garantendo meccanismi efficaci contro le pratiche commerciali sleali (UTP).

 

Con lo scopo di garantire una filiera alimentare ben funzionante e competitiva e per rispondere alle richieste avanzate da altre istituzioni dell’UE e dalla società civile, nell’aprile 2018 la commissione ha proposto una direttiva sulle pratiche commerciali sleali (UTP) nei rapporti tra imprese nella filiera alimentare. La direttiva vieta le pratiche commerciali sleali tra imprese, per proteggere i fornitori di piccole e medie dimensioni (PMI) nella filiera alimentare nella misura in cui vendono prodotti agricoli e alimentari ad acquirenti che non sono PMI.

 

La politica di sviluppo rurale e gli interventi settoriali vengono utilizzati per aiutare gli agricoltori e l’industria alimentare a rispondere alle richieste dei consumatori e sviluppare nuovi mercati per prodotti biologici, alimenti di alta qualità, produzione di bioenergia, gestione dei rifiuti, filiera corta, lavorazione locale o altri segmenti specifici, come attività non agricole.

 

Alcuni esempi di come gli agricoltori possono trarre vantaggio da segmenti di produzioni a più alto valore aggiunto con l’aiuto degli strumenti politici della PAC possono essere: le indicazioni geografiche (prodotti etichettati con le indicazioni geografiche registrate) e la produzione biologica, che risponde alla crescente domanda di cibo più naturale. Questa gioca un ruolo chiave: non solo segue le nuove tendenze di consumo, ma genera anche conoscenze che ci aiutano a capire meglio i benefici di pratiche più rispettose dell’ambiente.

 

Le imprese rurali possono anche ottenere una serie di vantaggi economici, sociali e ambientali dalle filiere corte. Ad esempio, la riduzione del numero di imprese coinvolte in una filiera tra il produttore di una materia prima e il cliente finale può aumentare la quota di valore aggiunto ricevuta dai soggetti coinvolti. Un minor numero di passaggi può anche fornire risparmi sui costi per i clienti e rende più facile per tutti sapere da dove provengono le materie prime.

Filiere corte di approvvigionamento alimentare possono anche fornire importanti benefici sociali, ricollegando gli agricoltori ai consumatori e contribuendo al rilancio delle comunità rurali.

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4. Agricoltura e mitigazione dei cambiamenti climatici

L’agricoltura dell’UE è più vulnerabile ai cambiamenti climatici rispetto alla maggior parte degli altri settori dell’economia.  La gravità dell’impatto dipende non solo dall’effetto correlato al clima, ma anche dall’esposizione e dalla vulnerabilità dei sistemi umani e naturali. I potenziali contributi dei cambiamenti nelle pratiche agricole per mitigare i gas a effetto serra includono l’uso di tecnologie di mitigazione.

A seguito del recente accordo quadro 2030 per il clima e l’energia, gli stati membri hanno accettato di ridurre del 30% le emissioni di gas a effetto serra.

Si possono definire 5 potenziali contributi del settore agricolo alla mitigazione delle emissioni di GHG (Greenhouse Gases, indica tutti i gas capaci di intrappolare il calore nell’atmosfera, dando vita al fenomeno effetto serra):

 

  1. ridurre le emissioni dirette attraverso l’uso di tecnologie di mitigazione o pratiche agricole adeguate;
  2. fornire pozzi naturali di carbonio (per l’assorbimento della Co2) attraverso l’accumulo di carbonio organico nel suolo;
  3. produrre in maniera sostenibile di biomassa compreso l’imboschimento, per la bioeconomia, senza ostacolare la sicurezza alimentare;
  4. ridurre l’intensità dei combustibili fossili della produzione agricola;
  5. ridurre le perdite e gli sprechi di produzione agricola.

 

L’indagine LUCAS del 2015 mostra che i terreni coltivati presentano concentrazioni di carbonio organico nel suolo molto più basse rispetto alle praterie e alla vegetazione naturale.

Ecco perché è importante mantenere il contenuto di carbonio nei suoli agricoli, come già riconosciuto negli attuali standard di Buone Condizioni Agricole e Ambientali (BCAA) delle Politica Agricola Comune.

La domanda globale di prodotti agricoli continuerà ad aumentare nei prossimi decenni, perciò sarà sempre di più fondamentale mantenere sotto controllo le emissioni.

Una delle strategie dell’UE è il miglioramento dell’efficienza del carbonio dei suoi sistemi di produzione. Ad esempio, l’uso dell’energia fossile e dei prodotti a base di carbonio fossile potrebbe essere ridotto in modo significativo e di conseguenza l’impronta di carbonio diminuita.

Le emissioni di gas serra dovute all’uso di fertilizzanti sono una delle principali fonti di emissioni di CO2 in agricoltura e dovrebbe quindi essere una delle priorità nella sua riduzione. Alcuni esempi di pratiche gestionali virtuose sono:

  • agricoltura di precisione;
  • impianti di fissazione dell’azoto.

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5. Gestione efficiente del suolo

Il suolo è una delle risorse naturali più importanti, fornisce nutrienti essenziali, acqua, ossigeno e supporto per le piante. La salute del suolo è una delle preoccupazioni maggiori dell’Ue. Il suolo assorbe tutte le conseguenze della presenza umana, sia in termini di attività dirette che svolgiamo su di esso (coltivazioni intensive, irrigazione, compattazione, contaminazione edilizia, ecc.) sia di indebolimento della sua capacità di reagire ad altre forze naturali, come l’erosione idrica. Questo è il motivo per cui il contributo delle politiche per affrontare la protezione del suolo diventa sempre più rilevante, sulla base di una serie di misure obbligatorie e volontarie nella nuova proposta della PAC.

 

I suoli possono moderare il rischio di inondazioni e contribuire alla purificazione dell’acqua, fornendo un servizio di filtrazione e pulizia attivato biogeochimica che trasforma o trattiene i materiali o i nutrienti che vengono introdotti sulla superficie del terreno. Il suolo, inoltre, in quanto pozzo di carbonio, può sequestrare CO2 dall’atmosfera mitigando così il riscaldamento globale.

Molti fattori minacciano la salute dei suoli europei:

  • erosione del suolo, causa principale di una gestione inappropriata dei terreni e pascolo eccessivo;
  • declino della sostanza organica del suolo (SOM): il deterioramento della composizione dei costituenti organici vivi e morti del suolo presenti, derivati da materiale vegetale e animale residuo, incide sulla struttura del suolo;
  • perdita di biodiversità del suolo: incide sulla rete di attività biologica del suolo, che a sua volta riduce la capacità del suolo di fornire servizi ecosistemici;
  • compattazione del suolo, che deriva dal degrado fisico dei micro e macro aggregati del suolo, che si deformano o addirittura si distruggono sotto il passaggio di macchinari pesanti o il ripetuto calpestio degli animali al pascolo, soprattutto in condizioni di bagnato;
  • contaminazione del suolo, che colpisce la fauna del suolo e la salute umana attraverso la catena alimentare, e deriva dall’attività industriale e mineraria, e dall’uso diffuso di sostanze chimiche come pesticidi;
  • salinizzazione: il crescente accumulo di sale nel suolo in eccesso rispetto ai suoi livelli naturali, che deriva da interventi umani (come pratiche di irrigazione inadeguate, uso di acqua irrigua ricca di sale e/o scarse condizioni di drenaggio);
  • terre sigillanti, ovvero la distruzione o la copertura dei suoli da parte di edifici, costruzioni e strati di materiale artificiale completamente o parzialmente impermeabile;
  • desertificazione, un tipo di degrado del suolo nelle zone aride risultante da una combinazione di variazioni climatiche e attività umane.

 

L’agroecologia, come scienza, studia come interagiscono i diversi componenti dell’agroecosistema al fine di sviluppare sistemi di agricoltura sostenibili che ottimizzino e stabilizzino i raccolti in condizioni avverse.  Una delle soluzioni proposte è la rotazione delle colture.

La rotazione delle colture è una pratica agricola in cui diverse colture vengono coltivate nello stesso campo in tempi diversi nell’arco di diversi anni e che possono influenzare positivamente o negativamente le prestazioni ambientali ed economiche delle aziende agricole. La rotazione delle colture mira a creare condizioni favorevoli per lo sviluppo delle colture, promuovendo la fertilità del suolo e riducendo al minimo lo sviluppo di parassiti ed erbe infestanti, oltre a garantire una migliore gestione dei nutrienti. Per raggiungere questo obbiettivo, si cerca un equilibrio tra la combinazione delle colture e la sequenza in cui vengono coltivate. Spesso, la prima sequenza di una rotazione viene utilizzata per preparare e rigenerare il terreno, mentre la seconda sequenza sfrutta la maggiore fertilità del suolo rigenerato, portando idealmente a una pratica agricola economicamente più sostenibile.

Nell’UE, le rotazioni delle colture durano in genere dai 3 ai 5 anni nell’agricoltura convenzionale e dai 5 ai 10 anni nell’agricoltura biologica.

 

I benefici della rotazione delle colture possono essere massimizzati grazie ad altre pratiche, come la copertura del suolo, la ridotta lavorazione del terreno e la gestione organica a basso contenuto di pesticidi e fertilizzanti sintetici. A seconda del tipo di coltura, la rotazione può ridurre significativamente la quantità di perdita di suolo dovuta all’erosione idrica. Con più SOM, l’infiltrazione e la ritenzione dell’acqua migliorano, fornendo una maggiore tolleranza alla siccità e una diminuzione dell’erosione. Le rotazioni delle colture aumentano anche il contenuto di carbonio organico (SOC) del suolo.

Le colture di copertura sono un esempio di pratica gestionale efficiente nel ridurre la perdita di suolo e di nutrienti. Le colture di copertura migliorano la struttura del suolo e aumentano la filtrazione, disperdendo l’energia delle gocce di pioggia e riducendo la velocità del movimento dell’acqua sulla superficie del suolo. Il valore economico delle colture di copertura è basso: il suo obbiettivo principale è proteggere il suolo ed evitare la lisciviazione dei nutrienti.

Altro esempio è l’agricoltura di contorno, che consiste nel coltivare trasversalmente o perpendicolarmente alle pendenze di un pendio o di un campo. Riduce il potenziale di erosione rallentando la velocità del deflusso e le forze idrauliche esercitate dall’acqua sulla superficie del suolo. La maggiore rugosità superficiale offre più tempo per l’infiltrazione. L’efficacia dell’agricoltura di contorno nel ridurre l’erosione del suolo dipende dal grado di pendenza del campo in cui viene applicata.

E anche l’agricoltura di precisione: è un moderno concetto di gestione dell’agricoltura che utilizza tecniche digitali per monitorare e ottimizzare i processi di produzione agricola, massimizzando i raccolti. Offre l’opportunità di raccogliere informazioni sulle condizioni ambientali a livello locale che potrebbero poi essere ulteriormente utilizzate per monitorare l’impatto sull’ambiente.

Attraverso l’uso delle nuove tecnologie dell’informazione l’agricoltura di precisione prevede per esempio l’applicazione mirata di nutrienti e misure di controllo dei parassiti sulla base di un monitoraggio specifico del luogo.

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6. Biodiversità e paesaggi coltivati

La biodiversità dei terreni agricoli dell’UE sta diminuendo. È disponibile un numero limitato di indicatori che trasmettono direttamente lo stato delle specie e degli habitat dipendenti dai terreni agricoli nell’UE. La storia che raccontano non è positiva.

Nell’UE, gli uccelli selvatici e i loro habitat ricevono un certo livello di protezione ai sensi della “Direttiva Uccelli”, il più antico atto legislativo dell’UE in materia ambientale.

Il Farmland Bird Index è un indicatore delle popolazioni di specie di uccelli che dipendono dagli habitat dei terreni agricoli dell’UE. Oltre a fornire informazioni sulle stesse popolazioni di uccelli, offre spunti sulla situazione generale in termini di biodiversità dei terreni agricoli in una determinata area, dal momento che gli uccelli si trovano in cima alla catena alimentare. La direttiva Habitat integra la direttiva Uccelli fornendo protezione per una serie di piante, animali e habitat considerati di particolare importanza. Una parte delle aree soggette a protezione speciale ai sensi delle due direttive sono congiuntamente denominate Rete Natura 2000. La rete Natura 2000 è una rete europea di aree di protezione della natura istituita ai sensi della Direttiva Habitat del 1992. L’obiettivo della rete è assicurare la sopravvivenza a lungo termine delle specie e degli habitat più preziosi e minacciati d’Europa.

A destare preoccupazione è anche l’indice delle farfalle dei prati, secondo il quale le popolazioni di farfalle dei prati sono diminuite in modo significativo. Questa informazione relativamente specifica è importante per la discussione generale in corso. Gli insetti rappresentano infatti oltre il 50% della biodiversità terrestre.

Una serie di casi di studio segnala una grave perdita di caratteristiche del paesaggio agricolo in alcune parti dell’UE nel corso di diversi decenni, a causa della perdita di pratiche agricole tradizionali, unita a quella di altri elementi del paesaggio. Un tentativo per migliorare le informazioni in merito ai paesaggi agricoli è arrivato attraverso LUCAS, il Land Use and Land Cover Survey, un esercizio armonizzato di raccolta di dati sull’uso del suolo e sulla sua copertura in tutta l’UE, effettuata ogni 3 anni. LUCAS è un’indagine “in situ”, ovvero i dati in questione sono raccolti principalmente attraverso l’osservazione diretta da parte dei geometri a terra.

Un notevole potenziale per il monitoraggio delle caratteristiche del paesaggio agricolo risiede inoltre in Copernicus, il programma europeo di osservazione satellitare gestito dalla Commissione europea e dall’Agenzia spaziale europea.

 

L’agricoltura deve svolgere il suo ruolo potenziale nella conservazione della biodiversità: questo perché alcuni aspetti della biodiversità fanno parte delle fondamenta dell’agricoltura e della produzione alimentare.

La politica deve contribuire a garantire che sia finanziariamente ragionevole che gli agricoltori facciano ora ciò che è necessario per domani per il loro futuro e per quello dell’ambiente, e che questo sia chiaramente compreso.

 

All’interno della PAC, determinati obblighi relativi alla biodiversità e al paesaggio incombono su tutti i beneficiari del programma, in base alla superficie coltivata. Quando gli obblighi non sono rispettati, i pagamenti della PAC possono essere ridotti. Questo sistema di obblighi è noto come condizionalità. Comprende la conservazione delle caratteristiche del paesaggio, nonché l’evitare alcune pratiche come il taglio di siepi e alberi durante la stagione riproduttiva e di allevamento degli uccelli. Gli agricoltori ricevono i loro pagamenti diretti (chiamati pagamenti ecologici) ad esempio quando mantengono un certo livello di diversità delle colture.

Una misura politica chiave, utilizzata a favore della biodiversità e dei paesaggi, risiede nelle misure agro-climatico-ambientali (AECM). Questi compensano gli agricoltori per i costi aggiuntivi e le perdite di reddito che incorrono nell’intraprendere volontariamente pratiche agricole che apportano benefici ambientali.

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7. Cambiamento strutturale e rinnovo generazionale

Il settore agricolo sta subendo cambiamenti strutturali in termini di numero, dimensione e specializzazione delle aziende agricole, mentre il numero dei giovani agricoltori è diminuito nel tempo. I giovani agricoltori devono affrontare sfide significative, come la scarsa disponibilità di terra, i prezzi elevati dei terreni e la bassa redditività, il difficile accesso al credito e la scarsa conoscenza e formazione. Tuttavia, un settore agricolo dinamico ha bisogno di giovani agricoltori qualificati e innovativi per rispondere alle richieste della società, dal cibo di qualità ai beni pubblici ambientali. Le proposte per una futura PAC forniscono un quadro politico che, insieme agli strumenti nazionali, sosterrà i giovani che si avviano all’agricoltura, creando allo stesso tempo buone condizioni di lavoro e di vita nelle zone rurali.

 

Intanto il numero di aziende agricole nell’UE è in calo, a causa sia della crescita della produttività in agricoltura, sia della bassa redditività dell’agricoltura e delle migliori opportunità di lavoro in altre parti dell’economia.

Le macchine agricole vengono ora utilizzate per compiti che prima venivano eseguiti manualmente. Nell’UE, la dimensione media delle aziende agricole è aumentata insieme al calo del numero di aziende agricole. La percentuale di giovani agricoltori nella popolazione agricola complessiva è diminuita (aspetto questo che non riguarda solo l’agricoltura e riflette una tendenza generale dell’economia), mentre quella degli agricoltori di età superiore ai 55 sono aumentati.

Anche la definizione di agricoltore gioca un ruolo: in un contesto familiare, i giovani possono essere responsabili delle operazioni quotidiane, ma i loro genitori detengono ancora i diritti legali nell’azienda.

 

L’azienda agricola media gestita da un agricoltore più anziano è di dimensioni significativamente più piccole rispetto a tutte le altre fasce di età, sia in termini di superficie agricola che di valore della produzione potenziale. Insomma, i giovani agricoltori tendono ad avere le fattorie più grandi e si assiste spesso al fenomeno della fusione tra piccole aziende. Le ricerche sui giovani agricoltori sono in corso ma l’impressione è che i giovani agricoltori rispetto a quelli più anziani si dedichino all’agricoltura specializzata o all’allevamento di bestiame e meno alle attività agricole miste e alla produzione di colture permanenti, confermando la tendenza verso una maggiore specializzazione delle attività agricole tra i giovani agricoltori. Nonostante la mancanza di prove dettagliate, sembra più probabile che i nuovi entranti nel settore siano coinvolti in attività agricole alternative, nonché nell’innovazione e nei nuovi modelli di business.

 

Diversi studi hanno identificato l’accesso alla terra come il più grande ostacolo per i nuovi arrivati nell’agricoltura in Europa. L’accesso è limitato dalla limitata disponibilità di terreni in vendita o in affitto in molte regioni, dall’aumento del valore in conto capitale dei terreni agricoli, insieme al deterioramento dell’idoneità biofisica dei terreni, nonché alla concorrenza degli agricoltori esistenti e consolidati. Inoltre, spesso, i terreni agricoli vengono trasferiti alla generazione successiva di agricoltori in un contesto familiare, dunque senza che si verifichino vendite formali.

I dati sull’affitto dei terreni forniscono una migliore rappresentazione delle sfide affrontate dai giovani agricoltori nell’accesso alla terra, ma i tassi di affitto variano ampiamente all’interno degli Stati membri. Questa variazione riflette molteplici fattori, principalmente la produttività dei terreni nella regione, ma anche l’evoluzione dei prezzi agricoli e dei costi di produzione, le pressioni sui terreni dovute all’espansione urbana o ai progetti infrastrutturali e naturalmente il livello di sostegno pubblico ricevuto sul territorio.

Un altro ostacolo principale all’ingresso è l’accesso alla finanza e al credito. La mancanza di storia creditizia e di risorse per garantire prestiti può essere proibitiva in particolare per i giovani nuovi entranti. Inoltre, i bassi livelli di redditività, specie nei primi anni di sviluppo dell’azienda agricola, rendono difficile il rimborso dei prestiti. L’indebitamento diminuisce con l’età ed è il più basso per gli agricoltori di età superiore ai 65 anni.

 

La PAC prevede numerosi strumenti per favorire il ricambio generazionale nel settore agricolo, sia nel primo che nel secondo pilastro. Nell’ambito del primo pilastro, i finanziamenti per i giovani agricoltori è un regime obbligatorio da attuare per gli stati membri. Si rivolge agli agricoltori di età non superiore ai 40 anni che avviano per la prima volta un’azienda agricola a capo dell’azienda o che sono già insediati nei cinque anni precedenti la prima domanda di regime. Nei paesi che attuano il regime di pagamento di base, i giovani agricoltori beneficiano anche di un accesso prioritario alla riserva nazionale o regionale. Tuttavia, nonostante tutti i potenziali miglioramenti nella progettazione degli strumenti, il grado di ricambio generazionale nel settore agricolo sarà sempre direttamente associato al livello di attrattività del settore agricolo.

 

A causa dell’importanza dei fattori nazionali sul ricambio generazionale, gli Stati membri dovranno esaminare l’interazione tra gli strumenti nazionali e gli interventi dell’UE e garantire la coerenza tra tutte queste azioni. Almeno il 2% della dotazione nazionale dei pagamenti diretti dovrà essere destinata a questo obbiettivo.

Gli stati membri elaboreranno strategie coerenti per il ricambio generazionale, attuando una vasta gamma di strumenti:

  • sostegno complementare al reddito per i giovani agricoltori;
  • contributo di installazione per i giovani agricoltori;
  • supporto agli investimenti;
  • cooperazione;
  • trasferimento di conoscenze e innovazione;
  • strumenti finanziari;

 

L’Italia ha una bassa quota di giovani agricoltori nel numero totale di gestori di aziende agricole, fissata al 4% nel 2016. La quota di dirigenti d’azienda al di sotto dei 35 anni con almeno un livello base di formazione agricola è superiore alla quota di dirigenti d’azienda complessivi in Italia.

Questa quota era inferiore nel 2010 ma superiore nel 2013 rispetto alla media dell’UE. In Italia, la definizione di “formazione agricola di base in agricoltura” si riferisce al livello di istruzione generale dell’agricoltore. La dimensione economica media delle aziende agricole in Italia è la più alta tra gli agricoltori nella classe di età dai 25 ai 34 anni, e ha registrato una crescita considerevole tra il 2013 e il 2016 in questa fascia di età.

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8. Lavoro e crescita nelle aree rurali

Sia il livello di povertà che la quota di poveri sulla popolazione totale sono più elevati, in generale, nelle zone rurali, ma il divario tra gli Stati membri è così significativo che i confronti sono difficili.

Il grado di trasformazione strutturale e l’accesso a internet svolgono un ruolo importante nel determinare le prospettive occupazionali nelle zone rurali.

Le zone rurali isolate risentono maggiormente della mancanza di inclusione sociale e di un mercato del lavoro scadente rispetto alle regioni rurali vicine ai poli urbani.

La PAC svolge un ruolo importante nell’abbassare disoccupazione e povertà nelle zone rurali.

Nell’UE (pre Brexit), il 44% del territorio è classificato come prevalentemente rurale.

La popolazione totale in queste aree sta diminuendo; dal 2013 al 2017 circa 500mila persone hanno lasciato aree rurali, principalmente per dirigersi verso centri abitati e aree periurbane. Questa tendenza ha portato la quota complessiva della popolazione rurale a diminuire di un punto percentuale in questo periodo e rappresenta oggi il 19% della popolazione dell’UE.

La povertà rurale resta una sfida in gran parte dell’UE anche se, la maggior parte dei poveri si trova nelle città. Nella maggior parte degli Stati membri, l’importanza delle zone rurali nel tasso di povertà nazionale è diminuita. I settori chiave in termini di crescita potenziale per le aree rurali includono il turismo, la bioeconomia e il settore delle energie rinnovabili.

La disoccupazione nelle zone rurali resta un problema, soprattutto per i giovani. Nel periodo 2015-2017 il tasso di disoccupazione nell’UE ha raggiunto in media l’8.7% della popolazione attiva.

Sebbene l’accesso alla banda larga nell’UE stia migliorando, le zone rurali sono ancora in ritardo.

Con la copertura della banda larga che dipende in modo significativo dall’estensione del territorio da coprire, dalla densità di popolazione e dalla difficoltà di implementare le infrastrutture necessarie in alcune regioni, la sua ulteriore espansione rimane una sfida importante per le aree rurali per trarre vantaggio dall’economia basata su internet.

In alcuni stati membri, come in Italia, Lituania e Romania, la forza lavoro in agricoltura è aumentata anche leggermente. Il rallentamento del flusso di manodopera deriva anche dal fatto che il settore agricolo in alcune regioni sembra aver completato la sua trasformazione strutturale.

Tuttavia, la modernizzazione del settore e la svolta tecnologica potrebbero portare a ulteriori adeguamenti economici e strutturali.

 

Un recente rapporto della banca mondiale sulla PAC ha riscontrato che la sua politica è associata alla riduzione della povertà e alla creazione di posti di lavoro migliori per gli agricoltori in tutta l’UE, ma che questo contributo varia a seconda di dove si trova il paese.

Con il progredire della trasformazione strutturale dell’economia, il legame tra agricoltura e povertà si sta riducendo. Negli Stati membri in cui la trasformazione strutturale è completa, i redditi provenienti dal settore agricolo sono più alti. Gli investimenti nelle aree rurali, e in particolare nel settore agroalimentare contribuiscono ad aumentare la produttività lungo la catena del valore nonché il valore creato dall’agricoltura.

Pertanto, la PAC è positivamente collegata all’aumento della produttività del lavoro in agricoltura, in quanto riduce l’esposizione degli agricoltori al rischio e allevia i vincoli di credito. La politica di sviluppo rurale può svolgere un ruolo nel promuovere una società più inclusiva e nel rendere le zone rurali un posto migliore in cui vivere. Essa contribuisce a colmare il divario tra la popolazione rurale e quella urbana e cerca di rallentare lo spopolamento delle aree rurali rendendole più attraenti e vitali, anche per giovani generazioni.

Venendo alla situazione italiana il tasso di occupazione qui è rimasto abbastanza stabile negli anni, intorno al 60% e Il tasso di occupazione nelle aree prevalentemente rurali ha seguito lo stesso andamento. Risultando di quasi dieci punti percentuali al di sotto del tasso di occupazione rurale medio dell’UE.

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9. Salute, cibo e resistenza agli antimicrobici

Tra le sfide principali che l’agricoltura dell’UE deve affrontare, ci sono il miglioramento della risposta alle richieste della società in materia di cibo e salute, compresi alimenti sicuri, nutrienti e sostenibili, la riduzione degli sprechi alimentari e il miglioramento della salute e del benessere degli animali.

Tra le sfide della PAC troviamo la resistenza agli antibiotici (AMR), che è una seria minaccia per la salute pubblica: è responsabile di un numero crescente di decessi, sia nell’UE che nel mondo, e rappresenta un onere economico significativo.

 

La sicurezza della catena alimentare è indirettamente influenzata dal benessere degli animali, in particolare quelli allevati per la produzione alimentare, c’è infatti uno stretto legame tra benessere animale, salute animale e malattie di origine alimentare.

Da quando gli antimicrobici sono stati scoperti nel 1928, hanno notevolmente migliorato la salute umana, aiutando a combattere alcune malattie che in precedenza erano mortali. Tuttavia, nel tempo, gli antimicrobici sono diventati “vittime del loro stesso successo” essendo stati utilizzati in modo eccessivo o inappropriato, a tal punto da aver portato a una sfida riconosciuta a livello mondiale per la salute pubblica: le sfide contro resistenza antimicrobica (AMR).

La resistenza antimicrobica si riferisce alla capacità dei microorganismi, come batteri, funghi, virus e protozoi, di diventare sempre più resistenti a un antimicrobico a cui erano precedentemente sensibili. L’AMR implica una ridotta efficacia degli antimicrobici nel trattamento delle malattie umane e animali. Senza un’azione efficace per invertire le tendenze attuali, potremmo affrontare un ritorno all’era pre-antibiotica, con ferite e infezioni semplici che causano danni significativi o addirittura la morte e le procedure mediche di routine che diventano molto rischiose. Il problema deriva dal fatto che importanti quantità di antimicrobici sono utilizzate nella zootecnia, in particolare negli allevamenti intensivi. Ciò comporta il rischio di comparsa della resistenza antimicrobica, in particolare quando gli antimicrobici vengono utilizzati per il trattamento preventivo di gruppi di animali tramite mangimi e acqua potabile.

Le vendite complessive di antimicrobici veterinari in 25 paesi europei sono diminuite di oltre il 20% tra il 2011 e il 2016. Questa tendenza al ribasso conferma che le linee guida dell’Unione Europea e le campagne nazionali che promuovono un uso prudente degli antibiotici negli animali per combattere la resistenza antimicrobica sta avendo un effetto positivo.

 

Il 29 giugno 2017 è stato adottato un nuovo e completo piano d’azione dell’UE, One Health, sulla resistenza antimicrobica. L’obbiettivo generale è preservare la possibilità di un trattamento efficace delle infezioni negli esseri umani e negli animali.

Gli obbiettivi chiave del piano d’azione One Health sono tre pilasti principali:

  • applicare nell’Ue delle best practice sul tema;
  • potenziare ricerca sviluppo e innovazioni;
  • delineare l’agenda globale;

 

L’UE non è la sola a riconoscere la minaccia della resistenza antimicrobica e ad affrontare la questione al più alto livello politico. Molti paesi al di fuori dell’UE, così come organizzazioni internazionali, stanno affrontando questo problema. Già nel 2006 l’UE ha vietato l’uso di antibiotici come additivi per mangimi per la promozione della crescita. Pertanto, gli antibiotici sono attualmente consentiti solo per prevenzione delle malattie o per il trattamento delle malattie soggette a prescrizione veterinaria. I registri sull’uso di agenti farmaceutici negli allevamenti sono obbligatori ai sensi del regolamento sull’igiene generale e sono parte integrante della condizionalità. Gli antimicrobici possono essere utilizzati dall’agricoltore solo su prescrizione medica. Preferibilmente, l’allevatore e il veterinario dovrebbero creare un piano sanitario specifico per l’allevamento, mirato alla prevenzione delle malattie. In alcuni Stati membri esiste un registro centrale per la registrazione delle prescrizioni dei veterinari.

 

Al fine di misurare gli ulteriori progressi verso l’obbiettivo comune della PAC di migliorare la risposta dell’agricoltura dell’UE alle richieste della società in materia di alimentazione e salute, compresi alimenti sicuri, nutrienti e sostenibili, le proposte per la futura PAC contengono una serie di indicatori da monitorare, tra cui la vendita/ l’uso di antimicrobici negli animali da produzione alimentare.

Il focus group su come ridurre l’uso di antibiotici negli allevamenti di suini è stato lanciato dalla Commissione Europea nel 2013 nell’ambito dell’attività della European Innovation Partnership for Agricultural Productivity and Sustainability.

Il gruppo ha identificato tre principali aree correlate per la riduzione dell’uso di antibiotici:

  • migliorare la salute e il benessere degli animali per ridurre la necessità di uso di antibiotici, attraverso il miglioramento della biosicurezza, della gestione, dell’allevamento, delle strutture e della formazione del personale, dei veterinari e dei consulenti;
  • individuare alternative specifiche agli antibiotici tra cui vaccinazione, approcci di alimentazione e allevamento;
  • cambiare atteggiamenti, abitudini e comportamenti umani e migliorare la diffusione delle informazioni;

 

È fondamentale motivare le parti interessate come agricoltori, consulenti e veterinari a adottare una migliore biosicurezza, gestione e altre pratiche che aiutino a ridurre la necessità di trattamenti antibiotici. Un modo per farlo è dimostrare che l’applicazione di nuove misure può essere economicamente vantaggiosa. La fornitura di informazioni e il miglioramento dell’istruzione di allevatori e veterinari possono aiutare a modificare gli atteggiamenti e creare cambiamenti benefici a lungo termine.

Il progetto PROHEALTH, finanziato dall’Unione Europea, sulla salute e il benessere degli animali affronta la sfida delle malattie della produzione di suini e pollame. Tra le altre raccomandazioni, la ricerca PROHEALTH suggerisce che le parti interessate dovrebbero essere incoraggiate ad adottare tecnologie di sensori in azienda e analisi dei dati per facilitare una risposta precoce alle malattie, contribuendo così a contenerle prima che diventino un problema. Un esempio di strumento informativo a disposizione degli agricoltori è Biocheck, il sistema di punteggio basato sul rischio per valutare la qualità della biosicurezza in azienda.

Per quanto riguarda l’Italia dopo un picco nel 2014, le vendite di agenti antimicrobici veterinari in mg per unità di correzione della popolazione stanno nuovamente diminuendo, ma sono superiori alla media UE.

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10. Promuovere le conoscenze e l'innovazione

Il sostegno allo scambio di conoscenze, alla formazione, alla consulenza e all’innovazione è fondamentale per garantire un’agricoltura, una silvicoltura e zone rurali vivaci e sostenibili. La modernizzazione dell’agricoltura e delle zone rurali è fondamentale oggi: le conoscenze e l’innovazione svolgono un ruolo vitale nel miglioramento delle pratiche agricole, nell’aumento della produttività e nell’assicurare la sostenibilità ambientale. Promuovendo l’accesso alle informazioni e incoraggiando l’adozione di tecnologie innovative, la PAC mira ad emancipare gli agricoltori e le comunità rurali, affinché possano prendere decisioni informate e adottare pratiche agricole sostenibili.

Uno degli aspetti chiave della promozione delle conoscenze e dell’innovazione è facilitare lo scambio di informazioni e le migliori pratiche tra agricoltori, ricercatori e altri attori interessati. Ciò può essere realizzato attraverso reti, workshop e piattaforme che favoriscono la collaborazione e la condivisione di esperienze. Creando opportunità di dialogo e scambio di conoscenze, la PAC aiuta gli agricoltori a rimanere aggiornati sulle ultime novità nell’ambito dell’agricoltura, consentendo loro di utilizzare in modo più efficiente le risorse e adottare tecniche agricole sostenibili.

Oltre a promuovere conoscenze e formazione, la PAC sottolinea anche la necessità di innovazione e digitalizzazione nell’agricoltura. Incoraggiando l’applicazione di tecnologie digitali, tecniche di agricoltura di precisione e decisioni basate sui dati, la PAC aiuta gli agricoltori a ottimizzare l’uso delle risorse, ridurre l’impatto ambientale e migliorare l’efficienza complessiva. L’innovazione in settori come la robotica, il rilevamento remoto e l’analisi dei dati può rivoluzionare le pratiche agricole, consentendo sistemi agricoli più sostenibili e produttivi.

Negli ultimi anni, il governo italiano ha promosso diverse iniziative volte a incoraggiare l’innovazione e la formazione nelle imprese agricole. Questo include programmi di finanziamento per l’adozione di tecnologie innovative, sostegno alla ricerca e sviluppo nel settore agricolo, promozione di prassi sostenibili e campagne di sensibilizzazione sull’importanza dell’innovazione. In termini di formazione, sono stati offerti corsi e workshop per gli agricoltori al fine di migliorare le competenze tecniche e promuovere l’adozione di buone pratiche agricole. Alcune regioni italiane hanno anche istituito centri di formazione agricola e organizzato programmi specifici per gli agricoltori al fine di fornire loro le competenze necessarie per adattarsi ai cambiamenti del settore e alle nuove tecnologie.

Attualmente stiamo vivendo una fase di profonda incertezza, dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. In un contesto già profondamente provato dalla pandemia globale, si è aperto un conflitto bellico alle porte d’Europa, che è stata inoltre colpita da una prolungata siccità. Il mondo è cambiato, enormemente. Si sta definendo un’economia completamente diversa con regole dettate da una nuova dimensione della globalizzazione e da un diverso legame tra alimentazione, cibo e salute. Dobbiamo reagire muovendoci su due fronti distinti: da un lato, gestire la congiuntura e, dall’altro, progettare una strategia calibrata sulla nuova realtà che si sta definendo e all’interno della quale le nostre aziende dovranno operare oggi e nei giorni a venire.

È fondamentale costruire un rapporto di collaborazione e dialogo tra tutti gli attori coinvolti, a partire dalle istituzioni, con l’obiettivo di ridefinire un sistema agricolo che sostenga concretamente le imprese nel processo di adattamento a questa realtà. Nonostante questi cambiamenti e tutte le difficoltà che ne conseguono, le aziende agricole italiane stanno dimostrando un sempre maggiore interesse ad intraprendere il percorso della sostenibilità, guidato dalla necessità di coniugare i doveri legati alla produzione di cibo per una popolazione in crescita, al mitigamento degli effetti del cambiamento climatico ed alla salvaguardia dell’ambiente.

A dimostrazione di ciò, come emerge da “AGRIcoltura100” – censimento svolto nel 2022 a cura di Confagricoltura -, la larga maggioranza delle imprese, 78,2%, hanno sostenuto investimenti nel corso dell’ultimo biennio, indirizzati in via prioritaria sull’attività primaria: meccanizzazione delle attività (52,9% delle imprese con investimenti), miglioramento delle tecniche di coltivazione (43,9%) e allevamento (43,4%). Tra le imprese che integrano a valle l’attività trasformativa, circa una su tre ha innovato le tecniche di lavorazione e conservazione delle proprie produzioni. Inoltre, 27,4% hanno ampliato la capacità aziendale investendo in terreni e strutture. L’innovazione non si limita al perimetro delle attività principale ma si estende anche ad altri ambiti, che l’evoluzione del settore agricolo ha reso sempre più rilevanti: informatizzazione e sviluppo digitale (20,3%), strumenti e iniziative di commercializzazione e marketing (19,5%), diversificazione aziendale con nuove attività connesse (14,5%), potenziamento dei sistemi di logistica e trasporto (12,4%). La capacità di investire per rinnovare e sostenere il business a medio e lungo termine è un fattore che differenzia le imprese più sostenibili.

Per approfondire: vai al sito degli Obiettivi strategici chiave della nuova PAC

 

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