Dalle maestose creste altoatesine, nei pressi di Vipiteno, vi raccontiamo una storia di economia circolare, uno dei temi più caldi della moderna agricoltura. Ci sono zone in Italia rinomate per il turismo e per i prodotti d’eccellenza, come il latte e i suoi derivati delle zone montane, dove verdeggianti vallate sono ottimali per la zootecnia.

Qui gli allevatori si trovano però a dover affrontare un problema complesso, quello dello smaltimento del letame e liquame prodotti dal bestiame. Smaltirli col tradizionale spandimento sui campi non è praticabile, sia per problemi di inquinamento che per gli sgradevoli odori che si producono nell’ambiente, inoltre le direttive europee regolamentano lo spandimento secondo rigidi parametri.

In alta val d’Isarco in provincia di Bolzano, scopriamo allora un progetto virtuoso di economia circolare che è stato in grado di conciliare l’ambiente, l’economia e il benessere del territorio.

Qui ogni giorno si generano circa 500 mila chili di reflui zootecnici così molti allevatori già in difficoltà a gestire un’attività sempre più onerosa impegnativa dovendo rinunciare a parte del loro bestiame sono costretti a chiudere. Così nel 2012 63 allevatori si sono uniti e insieme all’Università di Torino e Bolzano hanno dato origine ad un progetto che sviluppa un approccio innovativo della gestione dei reflui zootecnici.

Il percorso virtuoso de reflui zootecnici in Alto Adige:

Elio Dinuccio, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’ Università degli studi di Torino ci inquadra il problema e il progetto innovativo portato avanti con alcuni allevatori locali, come Josef Mayr, appassionato allevatore che assieme alla famiglia conduce una azienda zootecnica da latte per conferirlo poi alla cooperativa di Vipiteno che produce yogurt.

Per finire conosciamo Manfred Gius – CEO della Biogas Wipptal, l’impianto innovativo alimentato dai reflui zootecnici che produce energia elettrica rinnovabile, un fertilizzante naturale ed un biocombustibile per mezzi pesanti.

In Alta Valle Isarco ogni giorno si generano circa 500 mila chili di reflui zootecnici così molti allevatori già in difficoltà a gestire un’attività sempre più onerosa impegnativa, avrebbero dovuto rinunciare a parte del loro bestiame per ridurre l’impatto per ettaro e sarebbero stati costretti a chiudere le loro attività. Così nel 2012 63 allevatori si sono uniti e insieme all’università di Torino e Bolzano  hanno dato origine ad un progetto che sviluppa un approccio innovativo della gestione dei reflui zootecnici.

Il meccanismo è il seguente: i liquami vengono conferiti all’impianto di biogas, si produce energia elettrica che l’impianto vende. Il digestato in uscita dall’impianto per il 50% viene restituito alle aziende zootecniche (che così possono distribuirlo in campo senza problemi di eccedere i limiti della direttiva nitrati, proprio perché le aziende danno 100 unità di liquame all’impianto e a loro tornano 50 unità di digestato).

Il restante 50% del digestato viene trasformato (sfruttando il calore prodotto dall’impianto di biogas e l’impianto di post trattamento) in un concime organo-minerale che viene usato in vigneto o frutteto, o venduto per altri utilizzi (orticoltura, floricoltura, eccetera) in zone dove non esiste il problema dell’eccedenza di nutrienti. In questo modo, l’azoto eccedente “esce” dalla Alta Valle Isarco e diventa una risorsa per altri comparti produttivi.

La puntata integrale dedicata all’economia circolare qui sotto:

Gran parte del latte conferito da Josef alla cooperativa di Vipiteno viene trasformato nel famoso yogurt distribuito in tutto il paese: vediamo una deliziosa ricetta di tartufini allo yogurt

Temi chiave della puntata

Ci sono zone in Italia rinomate per il turismo e per i prodotti d’eccellenza, come il latte e i derivati delle zone montane, dove verdeggianti vallate sono ottimali per la zootecnia. Qui gli allevatori si trovano però a dover affrontare un problema complesso, quello dello smaltimento del letame e liquame prodotti dal bestiame. Smaltirli col tradizionale spandimento sui campi non è praticabile, sia per problemi di inquinamento che per gli sgradevoli odori che si producono nell’ambiente, inoltre le direttive europee regolamentano lo spandimento secondo rigidi parametri.

Problematiche affrontate

In alta val d’Isarco (provincia di Bolzano) si porta avanti un progetto virtuoso di economia circolare in grado di conciliare l’ambiente, l’economia e il benessere del territorio.  Nel 2012 63 allevatori si sono uniti e insieme all’università di Torino e Bolzano  hanno dato origine ad un progetto, cofinanziato dalla Commissione Europea,  che sviluppa un approccio innovativo della gestione dei reflui zootecnici.

Con l’entrata in vigore della Direttiva nitrati (che impone un tetto massimo di azoto distribuibile in campo in termini di kg/ettaro), nella zona si è appurato che il numero di animali (=reflui prodotti = azoto da gestire) era eccessivo rispetto alle superfici sulle quali effettuare lo spandimento. Inoltre, la distribuzione dei reflui comporta l’emissione di ammoniaca. Infine, con le attrezzature tradizionali (gli spandiliquame “classici”) non si riusciva a distribuire gli effluenti in modo corretto (rispettando le dosi di elementi nutritivi e in modo uniforme sul terreno).

Da qui l’idea del progetto che prevede: la costruzione di un impianto di biogas consortile che raccoglie i liquami prodotti da diverse decine di aziende nel raggio di una quindicina di km, la costruzione di un impianto di post-trattamento del digestato (quello che “esce” dall’impianto di biogas dopo la digestione), la costruzione di una macchina, specifica per la distribuzione, che è sostenibile (non emette odori e gas inquinanti) ed efficiente (distribuisce le dosi corrette e in modo uniforme sul terreno).

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