Forse non tutti sanno che a Roccafluvione, provincia di Ascoli Piceno, a una manciata di chilometri dal Monte Vettore e prossimi al mare, si trovano i maggiori produttori al mondo del tartufo nero pregiato e quello che una volta era considerato un alimento per nobili, oggi è alla portata di tutti, grazie a specifiche tecniche colturali. Qui conosciamo Emidio Angellozzi, che assieme alla famiglia porta avanti una vocazione di questa zona, dove il clima mitigato dall’equidistanza tra il mare e le montagne è perfetto per la produzione di questo prelibato micelio.

Emidio, è un cavatore di quinta generazione ed è stato avviato alla raccolta dal nonno Zenobio. Abbandonati gli studi, scelse fin da ragazzino di dedicarsi a questo mestiere aiutato dal fratello Zenobio e dal papà Giuseppe. All’inizio la produzione era quasi esclusivamente spontanea e abbondante, poi con il tempo la ricerca ha trasformato quella che in origine era una semplice attività integrativa all’agricoltura, in una vera e propria coltivazione e attività economica autonoma

 

Chi è Emidio Angellozzi? Ecco qui la sua breve presentazione:

In agricoltura si parla di micorizzazione, ovvero quella tecnica di coltivazione che consiste nel far attaccare l’apparato radicale di certe piante da funghi non patogeni che creano con essa una situazione di simbiosi con apporto di scambio reciproco: il fungo trae dall’apparato radicale della pianta sostanze nutrienti, mentre la pianta riceve dal fungo acqua e sostanze minerali che ne favoriscono l’accrescimento.

L’azienda di Emidio occupa 16 collaboratori e si estende per un centinaio di ettari, tra i territori di Roccafluvione, Venarotta e Palmiano dove si produce tartufo bianco, nero pregiato e nero estivo. Quando Emidio era un bambino di 7 anni, la raccolta era praticata soltanto con il maiale durante periodi ininterrotti, dove si andava esclusivamente a piedi, si “alloggiava” in casa di contadini presenti nelle zone di raccolta, si faceva rifocillare il maiale e si andava anche di notte perché nessuno vedesse e sapesse dove si trovavano i tartufi, così i posti continuavano a rimanere segreti nel buio.

Oggi non è più così, perché le tartufaie sono zone di coltivazione dove tutto è più semplice e la raccolta è molto più organizzata. Oggi la coltivazione del tartufo rappresenta un’economia ancora in crescita, per la forte richiesta soprattutto dall’estero, richiesta che attualmente non è soddisfatta dall’offerta disponibile, ragione questa dell’elevato costo di questo prelibato frutto della terra marchigiana.

La puntata integrale di Emidio raccontata qui sotto:

Il tartufo è ottimo su uovo o pasta, qui lo vediamo preparato per accompagnare un primo: una deliziosa carbonara scomposta

Temi chiave della puntata

Inizialmente la ricerca del tartufo avveniva con l’aiuto dei maiali mentre ora ci sono i cani che vanno alla ricerca. L’aspetto dell’economia del tartufo è cambiato con il dopo guerra, quando tutti si sono spostati verso la città, i borghi sono stati abbandonati e quindi il tartufo ha avuto libero accesso, mentre prima erano penalizzati. Da quel momento in poi il tartufa non rappresenta più un’economia integrativa ma alternativa.

Problematiche affrontate

È cambiato molto il modo di cavare tartufi, prima si partiva la notte fino a 20 ore di raccolta. Oggi lo gestisci come vuoi, non hai la competizione e ti puoi gestire con il mal tempo. Il costo così elevato del tartufo è dovuto alla siccità prolungata che è stata dannosissima. Essere un moderno agricoltore vuol dire produrre la qualità naturale e biologica come in passato, servendosi però delle tecnologie moderne senza invadere il territorio.

EMIDIO ANGELLOZZI in Marche and the truffle cultivation

Mettiti alla prova con il QUIZ sulla PAC