Un alimento dalla storia antica, un cereale le cui origini sono forse da ricercare lungo le pendici dell’Himalaya e che nel corso del tempo ha rappresentato un grande valore produttivo e nutritivo perché in grado di sfamare popolazioni diverse anche in periodi di guerre e carestie è il riso.

La sua coltivazione in Italia è concentrata principalmente nella bassa padana tra Lombardia e Piemonte; in particolare la provincia di Pavia è una area molto importante per la sua produzione dove tra gli altri si produce il famoso Carnaroli, amato dagli chef, ma non facile da coltivare.

Oggi però questa coltura si scontra con alcuni problemi connessi alla sostenibilità: il tema del risparmio idrico, legato ai crescenti fenomeni di siccità e quello del ridotto utilizzo di coadiuvanti di natura chimica per favore la crescita delle piante in modo da tutelare l’ambiente.

Per fortuna la ricerca scientifica lavora in questa direzione e oggi con Agrinet il futuro in campo vi raccontiamo cosa si sta facendo in tal senso, facendo il punto con l’Università di Torino che collabora a diversi progetti al fianco delle aziende del territorio.

Il riso sostenbile della Pianura Padana e le innovative tecniche di coltivazione nel rispetto dell’ambiente:

Francesco Vidotto, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie Forestali e Alimentari, inquadra i progetti della università sia in temi di risparmio idrico che delle tecniche innovative per il controllo delle infestanti in risaia, un tema assai delicato in questa coltura, per evitare al massimo il diserbo chimico.

Il progetto legato al controllo delle infestanti in risaia è nato per molteplici cause: popolazioni di infestanti resistenti o di difficile controllo, ridotto numero di erbicidi e meccanismi di azione a disposizione, normative stringenti per la riduzione dell’impiego di sostanze attive nocive per la salute umana e per l’ambiente. Il progetto intende mettere a punto dei sistemi di gestione delle malerbe in risaia efficaci e che richiedano un ridotto impiego di input chimici e che garantiscano la tutela della risorsa idrica.

Vediamo anche una tecnica del campo dimostrativo sull’impiego della sarchiatura presso l’azienda agricola di Piero Pedrazzini di Pavia. Su un appezzamento di circa 5 ha è stata condotta una prova parcellare con disegno split-plot in cui sono state valutate quattro lavorazioni meccaniche e tre programmi di diserbo, con quattro ripetizioni per ciascuna tesi.

La prova ha inteso valutare l’efficacia nel controllo della flora infestante in risaia attraverso l’impiego di lavorazioni meccaniche quali sarchiatura e strigliatura, utilizzate da sole o in abbinamento al diserbo chimico, verificandone efficacia, produttività e operatività: una frontiera importante per la coltivazione del riso che qui viene fatta in asciutta.

Vediamo poi, presso l’Ente Nazionale Risi, la sperimentazione di un progetto che intende valutare l’applicabilità nell’areale risicolo lombardo di tecniche irrigue che prevedano la semina in acqua e l’alternanza di periodi di asciutta e sommersione comunemente denominate Alternate per dare una risposta alla siccità.

La ricerca è stata condotta in una piattaforma sperimentale di circa 1 ha situata presso il Centro Ricerche sul Riso dell’Ente Nazionale Risi (Castello d’Agogna, Pavia), caratterizzata da un suolo a tessitura prevalentemente franco-limosa.

Vediamo poi una coltivazione tradizionale per sommersione dove il risocoltore Alberto Fornaroli ci illustra come si produce il riso e come si può anche, attraverso vari canali, mantenere flora e fauna in equilibro con la natura.

La puntata integrale dedicata al riso nella pianura padana:

Il riso è da sempre stato un cibo importante nel corso della storia e vanta origini antichissime, qui ne vediamo una versione con le ortiche e formaggio:

Temi chiave della puntata

La coltivazione del riso oggi è messa a dura prova dai problemi di siccità e anche dalla gestione delle infestanti: una coltivazione insomma che mette a dura prova il lavoro dei risicoltori: vediamo l’avanzamento di tecniche innovative di coltivazione. Una volta il paesaggio risicolo era di dominio tipicamente delle mondine, donne impiegate nella cura della pianta dalla semina fino alla raccolta, oggi il loro ruolo è sostituito dalla tecnica e dalla innovazione nel settore.

Problematiche affrontate

Con 234 mila ettari di superficie investita, pari al 52% dell’intera superficie comunitaria destinata alla coltivazione del riso, l’Italia si conferma leader del settore in ambito europeo e mondiale, ma il settore è in grossa difficoltà, si tratta quindi di mantenere e rafforzare l’eccellenza di questo simbolo del made in Italy, vincendo – grazie alla ricerca – le sfide della sostenibilità e della resilienza al cambiamento climatico, tutelando al tempo stesso l’agroecosistema risaia.

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