Unione Europea
Cofinanziato dall'Unione europea
Le opinioni espresse appartengono tuttavia al solo o ai soli autori e non riflettono necessariamente le opinioni dell'Unione europea. Né l'Unione europea né l'amministrazione erogatrice possono esserne ritenute responsabili.

Video integrale della puntata

Dibattito presso gli studi televisivi di Icaro TV con Francesca Magnoni, in collaborazione con Confagricoltura Donna, Università IUAV di Venezia, in collegamento con ospiti da Telebelluno.

Ospite negli studi di Icaro TV Giulia Lucertini, professoressa associata di Estimo Agrario, Università IUAV di Venezia,  in collegamento con TVL da Pistoia la giornalista Marta Quilici intervista Stefania Masci, Docente presso l’Università della Tuscia. In collegamento da Roma, Alessandra Oddi Baglioni, Presidente Confagricoltura Donna.

Sebbene le emissioni di gas climalteranti si siano ridotte, l’impatto del cambiamento climatico sulla nostra società e sull’agricoltura resta significativo. Non basta più limitarsi a non peggiorare la situazione climatica: è necessario adattarsi.

Eventi siccitosi, gelate tardive e un clima mediamente più caldo impongono cambiamenti nell’agricoltura, che deve necessariamente innovarsi. Dove? Nella raccolta, nell’irrigazione, nell’uso di sensori intelligenti, e più in generale in tutte quelle tecnologie che permettono di ottimizzare le risorse e ridurre l’impatto ambientale.

Esistono tecniche che vanno a modificare il genoma della pianta per renderle più resistenti. Si parla in questo caso delle TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita) che si differenziano dagli OGM (Organismi Geneticamente Modificati), anche se sono entrambi strumenti di miglioramento genetico, ma si differenziano profondamente per metodo, impatto e percezione normativa.

Gli OGM comportano l’inserimento di geni “estranei” (cioè provenienti da altre specie) nel DNA della pianta. Ad esempio, un gene di un batterio può essere inserito in una pianta di mais per renderla resistente a un insetto.

Le TEA: agiscono sul DNA della pianta stessa, modificando o attivando geni già presenti, senza introdurre materiale genetico esterno.

Le TEA sono molto più precise: permettono modifiche mirate, riducendo effetti indesiderati. Gli OGM tradizionali sono più “grossolani”, e richiedono tempi più lunghi di sviluppo e controllo. Gli OGM sono fortemente regolamentati in Europa: richiedono lunghi iter di approvazione, sono soggetti a etichettatura e spesso osteggiati dal pubblico.

Le TEA, invece, in molti paesi (inclusa l’UE, con nuove proposte legislative in corso) non sono equiparate agli OGM, proprio perché non introducono geni esterni. Questo le rende più accettabili e più facilmente utilizzabili. Gli OGM portano con sé preoccupazioni ambientali, etiche e commerciali (soprattutto per il controllo da parte di multinazionali). Le TEA, essendo più simili a mutazioni naturali o incroci tradizionali, vengono spesso percepite come più “naturali” e meno invasive.

E come sono posizionate le donne in questo ambito altamente innovativo e quale è il loro contributo allo sviluppo agricolo del nostro paese?

Partiamo da alcuni numeri: 4 donne su 10 conducono imprese agricole,  ma nonostante questo non è ancora chiaro il valore del loro lavoro. L’agricoltura italiana si trova ora ad un bivio cruciale, tra sfide globali e opportunità di crescita e sicuramente la ricerca è un’alleata determinante per rendere le aziende competitive per affrontare il futuro. Occorre però far capire e sensibilizzare la collettività sul valore della ricerca, soprattutto nei confronti della popolazione futura: i giovani.

Le nuove generazioni sono indubbiamente più aperte all’innovazione in agricoltura, sia per formazione che per mentalità. Molti giovani agricoltori oggi sono più sensibili ai temi ambientali, conoscono meglio le tecnologie digitali, e spesso vedono l’agricoltura non solo come tradizione, ma come impresa moderna, capace di coniugare sostenibilità e competitività.

L’introduzione di sensori, droni, irrigazione di precisione, gestione dati e tecniche come le TEA non spaventa i giovani imprenditori agricoli, che anzi li considerano strumenti indispensabili per affrontare sfide come il cambiamento climatico, l’uso razionale delle risorse e la qualità delle produzioni.

Questa apertura al cambiamento è fondamentale: senza un ricambio generazionale e senza innovazione, l’agricoltura rischia di non reggere l’urto delle trasformazioni ambientali e di mercato.